sentiamo Salvatore "Tore", che ci farà entrare un pò, nel suo affascinante mondo di costruttore di archi storici :
" Nelle terre dei Magiari ho incontrato la mia passione.
Un viaggio, come ogni nuova scoperta, genera sempre delle conseguenze.
L'immagine di quegli arcieri guerrieri, che nella frenesia del galoppo dell'animale, riescono a
lanciare le loro frecce veloci, mi rievocò un fascino mitico.
Ero curioso della materia che compone e genera il corpo asciutto dell'arco, interessato a
comprendere l' arte dello scoccar frecce.
Cominciai allora ad informarmi, osservare, muovere le mie mani per cercare una forma.
Mi vennero incontro persone abili, artigiani che costruivano ed esercitavano i loro saperi, e li
condividevano, bisbigliando tra i boschi dove ci incontravamo per giocare assieme con i nostri
archi.
E gli incontri generavano confronti, nuove domande e nuove forme, mentre si condivideva la gara
giocosa o gli spazi di quiete apparente, tra una piazzola e l'altra, tra un bicchiere di vino e un
pezzo di pane e formaggio.
Poi a casa, una stanza diveniva laboratorio, le ore notturne passavano, tra tronchi e grossi rami,
colori e materie diverse, tra trucioli di legno, colle naturali, fibre vegetali e cordami ritorti.
Ogni pezzo di legno, come un essere, aveva una forma diversa che pareva il suo nome celato.
Una forma che improvvisamente cominciavo a vedere nei boschi e nelle campagne alberate e che
mi allenavo a riconoscere tra le altezze degli alberi.
Oggi è lo stesso per me,come allora, sebbene il tempo trascorso e i tanti "figli" legnosi prodotti.
Ogni nuovo arco è dapprima vivo albero, tronco o ramo; è fatica fisica e osservazioni lunari e
compagnie di amici che lo raccolgono con me.
Riposto in ombrosi silenzi per anni prima di essere lavorato, prima di essere toccato di nuovo.
Ogni sguardo e consiglio di chi passa, e ne intravede il gesto, diviene energica azione. Presente e
futura.
Costruisco archi poiché tento di entrare nella sostanza di ciò che uso, e che mi appartiene come
passione, e so che, anche se zoppo, o poco prestante, un arco è sempre generoso; si lascia
calibrare e snellire del peso superfluo per raggiungere una sua individuale forma.
L' arcieria è una pratica antica, ci riporta a qualcosa di atavico, lontano ma presente nella nostra
memoria genetica di cacciatori raccoglitori.
E allora, come ora, resta affascinante e curioso lavorare per un oggetto vivo e sempre diverso che,
pressoché immutato nel suo gesto, attraversa epoche storiche fino a noi e permanendo nel suo
originale materiale legnoso e faticoso, come un fuoco mai spento. "
Salvatore La Camera, costruttore di archi storici.
" Nelle terre dei Magiari ho incontrato la mia passione.
Un viaggio, come ogni nuova scoperta, genera sempre delle conseguenze.
L'immagine di quegli arcieri guerrieri, che nella frenesia del galoppo dell'animale, riescono a
lanciare le loro frecce veloci, mi rievocò un fascino mitico.
Ero curioso della materia che compone e genera il corpo asciutto dell'arco, interessato a
comprendere l' arte dello scoccar frecce.
Cominciai allora ad informarmi, osservare, muovere le mie mani per cercare una forma.
Mi vennero incontro persone abili, artigiani che costruivano ed esercitavano i loro saperi, e li
condividevano, bisbigliando tra i boschi dove ci incontravamo per giocare assieme con i nostri
archi.
E gli incontri generavano confronti, nuove domande e nuove forme, mentre si condivideva la gara
giocosa o gli spazi di quiete apparente, tra una piazzola e l'altra, tra un bicchiere di vino e un
pezzo di pane e formaggio.
Poi a casa, una stanza diveniva laboratorio, le ore notturne passavano, tra tronchi e grossi rami,
colori e materie diverse, tra trucioli di legno, colle naturali, fibre vegetali e cordami ritorti.
Ogni pezzo di legno, come un essere, aveva una forma diversa che pareva il suo nome celato.
Una forma che improvvisamente cominciavo a vedere nei boschi e nelle campagne alberate e che
mi allenavo a riconoscere tra le altezze degli alberi.
Oggi è lo stesso per me,come allora, sebbene il tempo trascorso e i tanti "figli" legnosi prodotti.
Ogni nuovo arco è dapprima vivo albero, tronco o ramo; è fatica fisica e osservazioni lunari e
compagnie di amici che lo raccolgono con me.
Riposto in ombrosi silenzi per anni prima di essere lavorato, prima di essere toccato di nuovo.
Ogni sguardo e consiglio di chi passa, e ne intravede il gesto, diviene energica azione. Presente e
futura.
Costruisco archi poiché tento di entrare nella sostanza di ciò che uso, e che mi appartiene come
passione, e so che, anche se zoppo, o poco prestante, un arco è sempre generoso; si lascia
calibrare e snellire del peso superfluo per raggiungere una sua individuale forma.
L' arcieria è una pratica antica, ci riporta a qualcosa di atavico, lontano ma presente nella nostra
memoria genetica di cacciatori raccoglitori.
E allora, come ora, resta affascinante e curioso lavorare per un oggetto vivo e sempre diverso che,
pressoché immutato nel suo gesto, attraversa epoche storiche fino a noi e permanendo nel suo
originale materiale legnoso e faticoso, come un fuoco mai spento. "
Salvatore La Camera, costruttore di archi storici.
"tore" al lavoro
alcuni suoi "figli" legnosi